Prosecco sotto controllo: residui di pesticidi e PFAS presenti anche nel marchio più noto

Prosecco sotto controllo: residui di pesticidi e PFAS presenti anche nel marchio più noto

Lorenzo Fogli

Dicembre 8, 2025

Nel cuore del Nord Est italiano, una recente analisi ha messo sotto la lente d’ingrandimento alcune tra le bottiglie di Prosecco più diffuse sul mercato. Il risultato? La presenza costante di tracce di pesticidi e composti chimici perfluoroalchilici (PFAS) in ogni singolo campione testato. Questi elementi, noti per la loro elevata persistenza nell’ambiente e per i potenziali rischi per la salute umana, aprono una riflessione importante sulla sicurezza di un prodotto spesso considerato simbolo di qualità e tradizione, ma che mostra lati meno visibili e preoccupanti. Chi beve Prosecco nelle occasioni più svariate potrebbe ignorare una contaminazione che ora si rivela sistemica e diffusa.

Contaminazione diffusa, ma dentro i limiti di legge

L’indagine ha preso in esame 15 etichette rappresentative sia di marchi affermati sia di prodotti della grande distribuzione organizzata. Tutte queste bottiglie hanno mostrato la presenza di pesticidi e PFAS, anche se i livelli di contaminazione rientrano nei limiti definiti dalla normativa vigente. In alcuni casi, però, sono stati rilevati fino a dieci tipi di pesticidi diversi simultaneamente, un dato significativo per comprendere la complessità della situazione.

Prosecco sotto controllo: residui di pesticidi e PFAS presenti anche nel marchio più noto
Prosecco viene versato in un calice, con schiuma e bollicine in evidenza. Il consumo di questo popolare vino è ora sotto scrutinio. – agriturismolacurbastra.it

Il problema fondamentale non è tanto la presenza isolata di ogni singolo contaminante, quanto il cosiddetto “effetto cocktail”: l’esposizione contemporanea a diverse sostanze chimiche che potrebbe incrementare i rischi per la salute, una questione ancora aperta nella ricerca scientifica. Lo raccontano i tecnici del settore, che sottolineano come chi consuma questo vino a livello nazionale e internazionale raramente consideri queste combinazioni nel valutare qualità e sicurezza.

Il dato appare inoltre indipendente dalla denominazione di origine: non emergono differenze significative tra Prosecco DOC e DOCG. Questo suggerisce che le tecniche agricole adottate, in particolare l’uso intensivo di fitofarmaci nelle coltivazioni, siano alla base del fenomeno. È un aspetto cruciale, soprattutto considerando il ruolo chiave del Nord Est nella produzione di questo vino.

Presenza preoccupante di PFAS e l’acido trifluoroacetico

Una delle scoperte più rilevanti riguarda la concentrazione di Acido Trifluoroacetico (TFA), un composto appartenente alla famiglia dei PFAS. Nei campioni analizzati, i livelli di TFA variano tra 38.000 e 60.000 nanogrammi per litro, superando di gran lunga la soglia raccomandata per l’acqua potabile dall’Istituto Superiore di Sanità, fissata a 10.000 ng/l. Questo solleva interrogativi importanti, soprattutto perché attualmente non esistono limiti normativi precisi per la presenza di PFAS nel vino.

La persistenza di queste sostanze nell’organismo e il loro potenziale ruolo come interferenti endocrini e agenti cancerogeni rendono necessaria una maggiore attenzione da parte di chi sceglie una bottiglia. Chi vive in città e frequenta ambienti dove la qualità alimentare è sotto stretta osservazione può cogliere al volo queste sfumature, anche se il tema rimane spesso nascosto al grande pubblico.

Si apre così una riflessione sulla sostenibilità e sicurezza della filiera produttiva, elementi che potrebbero influire sulla percezione di un prodotto che ha un impatto importante nel panorama eno-gastronomico italiano e internazionale.

Il ruolo della grande distribuzione organizzata e le prospettive future

Tra i campioni valutati ci sono anche alcune etichette della grande distribuzione organizzata (GDO): prodotti come il Prosecco a marchio Allini, venduto da Lidl, e Meolo, proposto da Eurospin, sono stati inclusi nello studio. Il primo in particolare si è posizionato in fondo alla classifica per via della presenza elevata di pesticidi, dimostrando che un prezzo contenuto non è indice automatico di un minor impatto di contaminanti.

L’indagine non ha individuato alcun prodotto con una valutazione superiore alla sufficienza, un segnale che chiama in causa un controllo più rigoroso e un intervento mirato da parte delle autorità competenti. Le istituzioni regionali hanno già annunciato l’intenzione di aumentare i monitoraggi e adottare regole più stringenti per garantire una maggiore tutela della qualità e sicurezza del Prosecco e più in generale della produzione vinicola italiana.

Nel frattempo, chi si concede questo vino durante momenti di convivialità o relax dovrebbe essere consapevole che dietro a un gusto apprezzato si celano tematiche complesse legate alla contaminazione ambientale e alla sostenibilità. Una realtà che diventa ogni giorno più presente nelle discussioni intorno alla filiera vitivinicola, soprattutto nelle regioni dove questa attività rappresenta un settore economico e culturale di primo piano.

×