Il Pantheon di Roma svela spazi mai accessibili: il nuovo percorso tra storia, arte e mistero

Il Pantheon di Roma svela spazi mai accessibili: il nuovo percorso tra storia, arte e mistero

Matteo Casini

Novembre 29, 2025

Entrando dalla galleria a sinistra dell’altare, lo spazio che per decenni è stato un deposito di lastre e frammenti cambia registro: non è più solo un magazzino di marmo, ma un varco verso strati della storia che fino a ora erano confinati alla memoria degli specialisti. Nel luogo un tempo occupato dal lapidarium di Antonio Muñoz debutta un percorso che mescola tecnologie digitali e testimonianze archeologiche per ridisegnare la percezione del Pantheon. Si chiama Oltre il Pantheon e promette di riportare alla vista elementi che per secoli sono rimasti nascosti o difficili da comprendere.

Il lapidarium che si apre al pubblico

La galleria sinistra, generalmente poco accessibile, diventa il punto di partenza di un viaggio che non si limita a esporre reperti: li mette in relazione con ricostruzioni tridimensionali e con proiezioni che ricompongono architetture perdute. Qui si trovano marmi, cornici e capitelli che raccontano la lunga vita del monumento; non è una semplice esposizione, ma un tentativo di restituire memoria e contesto a oggetti che in passato erano considerati scarti. Chi osserva capisce subito che si tratta di un approccio diverso, che sfrutta il linguaggio visivo per spiegare sequenze complesse senza appesantire il racconto.

Il Pantheon di Roma svela spazi mai accessibili: il nuovo percorso tra storia, arte e mistero
Il Pantheon si mostra in tutta la sua maestosità: l’antico tempio romano è pronto a svelare i suoi segreti con un nuovo percorso. – agriturismolacurbastra.it

Un dettaglio che molti sottovalutano è la collocazione stessa di questi frammenti: disposti per mostrare relazioni spaziali, suggeriscono come cambiassero le funzioni del luogo nel corso dei secoli. Le ricostruzioni virtuali non cancellano il materiale reale, lo valorizzano: il lapidarium diventa così uno strumento di sintesi tra scavo, conservazione e divulgazione. Lo staff che ha lavorato al progetto sottolinea come questa scelta favorisca l’accessibilità storica per visitatori non specialisti.

Alla base del progetto c’è un metodo semplice ma preciso: mettere in comunicazione reperto e contesto. In questo modo, quello che per anni è stato considerato un retrobottega archeologico ora funge da “finestra” sul monumento intero, aiutando a collegare manufatti sparsi con fasi costruttive e trasformazioni successive. È un approccio utile per chi vive in città e osserva il Pantheon ogni giorno senza conoscerne gli strati più nascosti.

Campo Marzio e le immagini di una città che cambia

Il percorso prosegue con proiezioni che ricostruiscono il tessuto urbano attorno al Pantheon: un videomapping ridisegna Campo Marzio attraverso cinque epoche, dall’età tardo-repubblicana fino ai tempi recenti. Le immagini mostrano templi, portici e complessi termali che emergono e scompaiono uno dopo l’altro, offrendo una lettura stratificata del territorio. Si tratta di una rappresentazione che non è solo illustrativa, ma funziona come una mappa dinamica, capace di far capire come le funzioni pubbliche e religiose si siano sovrapposte nel tempo.

Le stratificazioni non sono un gioco visivo, ma il risultato di studi archeologici e urbanistici che cercano di spiegare perché il Pantheon ha mantenuto centralità per oltre duemila anni. Un aspetto che sfugge a molti visitatori è quanto le vie sacre e gli assi monumentali abbiano orientato la vita della città intorno alla piazza: il videomapping lo rende evidente, collegando punti oggi discontinui attraverso linee di lettura antiche. È una scelta che aiuta a comprendere la città come organismo in movimento.

Chi osserva noterà come gli interventi audiovisivi trasformino informazioni tecniche in immagini fruibili: è una mappa viva che mostra relazioni, non solo oggetti. Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno — quando la luce cambia e certi dettagli architettonici emergono — qui viene raccontato tutto l’anno con chiarezza. Il risultato è una prospettiva che lega scavo, città e monumento in un unico racconto.

Architettura, luce e le memorie cristiane

Il percorso entra nel cuore simbolico del monumento analizzando la relazione tra forma e luce: un videomapping sull’oculo della cupola mostra come l’apporto solare incida sugli spazi interni in date ricorrenti, con momenti che segnano il calendario civile e religioso. Particolare attenzione è riservata al 21 aprile, il Natale di Roma, quando il fenomeno solare diventa una cornice naturale sull’ingresso; lo staff racconta questi passaggi con una precisione visiva mirata a collegare esperienza sensoriale e dato storico.

Il percorso non trascura la fase cristiana del monumento: la trasformazione in Basilica di Santa Maria ad Martyres, consacrata nel 609, è ricostruita attraverso pannelli e restituzioni curate da professionisti. Riemergono tracce di affreschi medievali alterati dalle successive tombe reali, torna leggibile il ciborio altomedievale con lastre decorate da pavoni, e si segnala la presenza di elementi barocchi commissionati da Clemente XI per l’edicola della Madonna Odigitria. Un fatto che molti notano soltanto voltando lo sguardo con calma è la convivenza, nello stesso spazio, di materiali e linguaggi formali molto diversi tra loro.

Nel complesso, il progetto miscela reperti autentici e proiezioni spettacolari per proporre una lettura più completa del Pantheon. Il vantaggio pratico è evidente: anche chi crede di conoscere il monumento scopre capitoli finora poco raccontati. L’effetto finale è concreto: il monumento torna a essere un luogo dove si legge la storia in profondità, con strumenti che parlano a pubblici diversi e mantengono viva la memoria urbana.

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